Voci che parlano di Azioni, Azioni che innalzano voci
- Giovani
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Lo scorso 2 marzo 2025 giovani (ma anche tanti adulti) di AC della nostra diocesi hanno partecipato al Meeting della Pace dei Giovani: “Voci di Speranza, Azioni di Pace”. Voci che parlano di Azioni, potremmo definire così gli interventi del dott. Roberto Rossi, Procuratore della Repubblica, e di Angelo Santoro, fondatore e presidente della Cooperativa di agricoltura sociale “Semi di vita”, i quali stati uno stimolo importante per riflettere e per contestualizzare quanto di difficile e di problematico accade nella nostra società.
Queste due voci di speranza del nostro territorio hanno ben raccontato come, attraverso le loro esperienze, le loro scelte di vita, le storie che hanno incontrato, sia necessario vivere e affrontare la realtà con un atteggiamento positivo e proattivo, che consente di crescere e di imparare, trasformando le difficoltà in opportunità. Essere presenti, quindi, vuol dire partecipare attivamente alla vita, senza lasciarsi paralizzare dalle incertezze e dalle negatività. In questo modo è certo che possiamo costruire un futuro migliore, partendo dal nostro impegno nel qui e ora. Costruendo la pace, la condivisione, l’armonia. In un presente in cui ciascuno di noi deve sentirsi responsabile. Il valore del noi, il fare comunità, l’altruismo, il non accettare la cultura dell’illegalità, l’attenzione autentica nei confronti degli altri.
Questi possono essere i semi di speranza e di pace che ognuno di noi può e deve coltivare, come quelli piantati con cura dai ragazzi dell’istituto penale nei campi di “Semi di vita” confiscati alla mafia, sotto il sole luminoso e guardando in lontananza l’azzurro del mare.
Abbiamo anche assistito ad Azioni che innalzano voci con lo spettacolo “Stoc ddò - Io sto qua” di Sara Bevilacqua.
Sono delle lenzuola stese il confine tra la vita e la non vita, tra la vita e la morte. Forse Michele Fazio si è trovato proprio lì, al confine. Forse si è trovato al momento sbagliato nel posto sbagliato, ma come può un ragazzo trovarsi nel posto sbagliato nella sua città? È un paradosso, un controsenso, come la mafia. Eppure c’è, esiste: è un mondo che corrode dall’interno paesi, città, province, quartieri e, come in tutte le cose di un mondo alla rovescia, il suo potere si nutre della paura, del terrore, della minaccia. Ma Michele Fazio non c’entrava assolutamente niente con la mafia e questa è l’ingiustizia più grande.
Non è stato solo un monologo, ma molto più: si è levato il grido della mamma di Michele e, insieme a lei, il grido di tutte le mamme. È stata data voce ai mille silenzi delle vittime innocenti e dei loro parenti. È stata data voce ad una verità così evidente, ma che vive nelle bocche chiuse, intrappolate dalla paura.
“Michele non ha l’aspetto di un angelo, Michele è un angelo”. È la voce di una mamma che nella sua storia di umiltà, fatiche, gioie e ferite inguaribili, ci mostra che per Bari, e non solo, Michele è stato un dono, una testimonianza perché questo silenzio venisse finalmente rotto. Per la storia di Bari c’è davvero un prima e un dopo Michele.
La sua morte non segna la fine di una vita, ma l’inizio di una nuova storia: quella della cura, della giustizia, della pace. I genitori, infatti, hanno incontrato e dialogato con Francesco, il ragazzo che era dall’altro lato delle lenzuola, il ragazzo che aveva la mano armata, il ragazzo che nella sua vita non aveva altri legami, se non quelli costruiti nel cerchio della mafia. Il ragazzo che, forse, avrebbe desiderato tutto l’amore che Michele ha avuto nella sua vita. I genitori di Michele, Lella e Pinuccio, hanno raccontato ai presenti al Meeting la loro testimonianza di coraggio e amore: le loro ferite, come quelle di Francesco, non sono guarite, non si sono rimarginate e, forse, non guariranno mai, ma stanno diventando quelle feritoie da cui è possibile guardare la luce che ha portato Michele, da cui è possibile avere la testimonianza di una pace che passa attraverso la giustizia riparativa.
La storia di Michele è un dono per ciascuno, perché possiamo avere il coraggio di non tacere e di dire tutti: “stoc ddò”!
Raffaele Geronimo
membro di equipe Giovani
Sara Fiorente
parrocchia Immacolata, Gioia del Colle