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IL CIAO DEGLI EDUCATORI

Ieri, domenica 14 ottobre, durante il CIAO degli educatori della diocesi Bari-Bitonto, la dott.ssa Filomena Labriola, psico-pedagogista e formatrice, esperta in sostegno alla genitorialità nonché presidente dell’Associazione Nazionale dei Pedagogisti Italiani, ci ha accompagnati nella riflessione sul tema dell’inclusione, un percorso complesso non ancora del tutto realizzato. Percorso che ha visto negli anni, diverse fasi: si è passati, infatti, dal concetto di esclusione, dove tutti i ragazzi

diversamente abili, erano esclusi dai contenti classe e trasferiti nelle cosiddette “classi speciali” , quindi ghettizzati; poi si è passati al concetto di integrazione che ha visto, tutti i ragazzi diversamente abili o con altri problemi non indentificati, inseriti nel contesto classe affiancati, però, dalla figura dell’insegnante di sostegno per poi passare al concetto di inclusione, dove tutti i ragazzi hanno avuto la possibilità di partecipare alle stesse attività ed avere le stesse possibilità, nel rispetto dei bisogni. L’inclusione, dunque, non è altro che il tentativo di rispettare le necessità di tutti progettando e organizzando ambienti di apprendimento e attività in modo tale da permettere a tutti di partecipare in maniera attiva e autonoma. Questo afferma a gran voce che nessuno di noi è uguale e dunque è portatore di bisogni diversi.

“Se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la sua vita a credersi uno stupido.” È quello che succede spesso a molti ragazzi che si presentano con delle problematiche.

L’educatore che riesce a fare inclusione con tutti gli ingredienti cercando di diversificare gli interventi, sicuramente riuscirà nell’obiettivo. Gli chef fanno sicuramente inclusione, perché sono in grado di mettere insieme degli elementi bizzarri, però dosandoli. È qui il segreto dell’inclusione.

Chi sono i bambini “speciali” che possiamo trovare sul nostro cammino?

I diversamente abili, i DSA ovvero i bambini disgrafici, discalculici, dislessici e disortografici (detti disturbi dell’apprendimento) e i BES, tutti coloro che hanno un BISOGNO EDUCATIVO SPECIALE e quindi difficoltà socio-culturali. Tutti coloro che appartengono a questa categoria sono meno identificabili ma sono anche i più diffusi. Le famiglie che vivono un disagio sono all’ordine del giorno dove, anche una separazione in corso, fa di un bambino/ragazzo un bambino/ragazzo BES. Il percorso BES può avere un inizio e una fine, ma se non viene riconosciuto, quel BES può diventare altro.

Come possiamo, allora, riconoscer questi ragazzi nei nostri gruppi? Solitamente i ragazzi BES esprimono il proprio disagio attraverso una forma di iperattività o di contrasto. Di fronte ad un’attività particolarmente noiosa, “scappano”. Può essere una fuga reale, ma anche e soprattutto mentale. Diventerebbe interessante, per esempio, chiedere ai nostri ragazzi perché hanno scelto proprio questo percorso associativo. Probabilmente perché vedono in noi delle figure di rifermento stabili e che provano a prendersi cura di loro. Questo accade soprattutto perché le figure genitoriali traballano e vedono altri contesti più funzionali alla loro crescita e in grado di entrare in empatia con loro.

La dott.ssa Labriola ci ha suggerito delle importanti strategie da mettere in atto per fare vera inclusione e arrivare al cuore di tutti, nessun escluso:

  • Lavoro di gruppo (lavorare insieme cercando di capire chi può stare con chi)
  • Presentare lavori diversificati (pensare a proposte diverse)
  • Lavoro in tim (l’inclusione non è possibile realizzarla da soli)
  • Lavorare su noi stessi (lavorare sulle nostre corde emotive)

Nell’avviarci alla conclusione, la dott.ssa Labriola, ha messo su un tavolo una chitarra e ha chiesto cosa, ciascuno di noi, riusciva ad osservare di quella chitarra. Ognuno ha espresso un parere in base alla posizione in cui era seduto e quindi dal “proprio punto di vista”. L’empatia è proprio questa, la capacità di avvicinarsi il più possibile al “sentire” e al “vedere” dell’altro. Il più importante ingrediente per fare INCLUSIONE è l’empatia. Possiamo avere diversi punti di vista, ma se ci mettiamo insieme possiamo riuscire a guardare “il problema” e provare a superarlo, senza alcuna difficoltà.

Il CIAO DEGLI EDUCATORI si è concluso con un piccolo gioco in cui, gli educatori divisi in squadra, dovevano realizzare delle ricette partendo da ingredienti scelti dall’equipe diocesana dell’ACR. Dalla cioccolata, all’insalata; dallo yogurt al pomodoro fino ad arrivare ad un succo di frutta, son venuti fuori interessantissimi piatti squisiti per i nostri ragazzi. Insomma, gli educatori dell’ACR di Bari- Bitonto ci hanno davvero “preso gusto”!